ieri, il mio turno…

… dopo il pianto di Claudine… è toccato a me. Altro matrimonio ieri: Vedaste, la sua storia la potete leggere sotto racconti di vita.

Al matrimonio c’era parecchia gente, anche alcuni ticinesi suoi amici e 5 ragazzi che insieme a Vedaste sono stati salvati dalla guerra e portati in Italia perché feriti selvaggiamente nell’inferno della primavera del 1994. Alcuni tra loro erano bambini e dal lontano 1994 non li avevo ancora incontrati. Li ho riabbracciati adulti, alcuni già sposati, bene in forma malgrado le vistose cicatrici a ricordare i terribili avvenimenti del genocidio che ha sconvolto la loro vita, sterminato le loro famiglie.

Nell’entrare in chiesa Vedaste con la sua mano stretta a quella di Colombe mi ha guardata, i suoi occhi si sono riempiti di lacrime e io ho iniziato a piangere. Per quasi tutta la cerimonia, in parte accompagnata da acquazzoni così rumorosi e violenti che il prete ha interrotto alcune volte la messa, non sono riuscita a fermare il mio pianto, le scene del genocidio erano lì, latenti nella mia anima e mi si sono riptoposte davanti in modo dirompente, mi sono rivista un Vedaste piccolo col suo bastone e la gamba fasciata, la sua serietà, il suo sguardo perso nel vuoto, poi le scene dei micidiali macete, dei cadaveri sventrati, dei bambini feriti, della devastazione più totale in un paesaggio meraviglioso, i punti di raccolta di migliaia di bimbi dispersi nel fuggi fuggi generale, gli ospedali improvvisati in chiese e scuole, i cumuli di terra per fosse comuni dove alla svelta erano stati sotterrati centinaia di cadaveri perché non venissero mangiati dagli animali selvatici… gli orrori del genocidio… i ponti distrutti e quelli ricostruiti per poter andare avanti, la gioia di ritrovare bimbi ancora vivi nascosti ai margini delle strade e poterli portare in salvo, l’odore pungente e indimenticabile dei troppi cadaveri, il fiume Akagera (sorgente del Nilo) rosso del sangue delle centinaia di migliaia di persone trucidate e buttate dentro i cui cadaveri sono potuti essere recuperati nel lontano lago Vittoria in Uganda, e altro ancora…

Il mio pianto finalmente di liberazione? lo spero proprio perché spesso quando sono qui in Ruanda e mi avvicino alla gente percepisco ancora il dolore, anche quello di Vedaste che molto riconoscente mi ha riservato per tutta la giornata proprio il posto che sarebbe spettato a sua madre alla quale era molto affezionato, ma credo che nel profondo del suo cuore avrebbe preferito avere con lui la mamma che lo ha partorito, non una bianca incontrata per caso nei misteriosi meandri della vita…

eccoci, Vedaste, Colombe e le mamme

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