Ruanda libero dalle mine anti uomo


È il primo Stato al mondo che si è liberato ufficialmente dalle mine anti-uomo. A conquistare il guiness è il Ruanda che con questi terrificanti strumenti bellici ha pagato un prezzo altissimo: centinaia di persone, tra il 1990 e il 1994, sono rimaste uccise o orribilmente mutilate.

È il primo Stato al mondo che si è liberato ufficialmente dalle mine anti-uomo. A conquistare il guiness è il Ruanda che con questi terrificanti strumenti bellici ha pagato un prezzo altissimo: centinaia di persone, tra il 1990 e il 1994, sono rimaste uccise o orribilmente mutilate.

L’annuncio è stato dato al summit mondiale sulla libertà dalle mine che si è svolto a Cartagena, in Colombia ed è stato ripreso dal sito della Bbc. Si tratta di un obiettivo unico nel suo genere, se si considera che non solo l’Africa ma una lunga serie di Stati nel mondo, lacerati da lunghissime guerre civili e con le economie in dissesto, sono tuttora punteggiati da milioni di mine che rendono difficili le comunicazioni e i trasporti ma impediscono a decine di migliaia di contadini di potere lavorare liberamente le proprie terre.

Ben Remfrey, del Mines Awareness Trust, ha verificato il lavoro svolto dall’esercito di Kigali e ha conferito il primato. Settemila militari, addestrati in Kenya e assistiti da esperti in esplosivi, hanno setacciato tutto il paese riuscendo a disinnescare migliaia di ordigni. “Si tratta – ha commentato – di un risultato eccezionale. Il Ruanda si è conquistato un posto nella Storia diventando il primo paese al mondo libero dalle mine anti-uomo. Altri dovrebbero seguire questo esempio di tenacia e costanza. Tutto ciò avrà un forte impatto sociale ed economico”.

Accolto proprio due giorni fa nel Commonwealth e di fatto assorbito nella sfera d’influenza anglo-americana per i suoi successi economici, il Ruanda ha dovuto fare i conti con gli ordigni sotterrati sin dalla sua formazione coloniale. La popolazione è stata costretta a convivere con le mine che diversi eserciti, stranieri e nazionali, avevano disseminato in quasi tutto il paese.

La circostanza ha pesato enormemente sull’economia di questo piccolo Stato, ad altissima densità abitativa e per l’80% dipendente dall’agricoltura. Per i contadini era quasi impossibile poter lavorare i terreni, particolarmente fertili molti sono rimasti uccisi dallo scoppio degli ordigni, hanno subito mutilazioni delle gambe e delle braccia, hanno perso gli animali.

La Bbc riporta la testimonianza di un contadino che ha vissuto per anni circondato dalle mine sotterrate e che ora si trova finalmente libero di poter campare con quanto gli produce il suo appezzamento di terra. “Adesso – spiega raggiante Alfonese Nteziyaremya, 40 anni – potrò coltivare ogni più piccolo pezzo del mio terreno senza rischiare di rimanere ucciso. La mia vita cambierà radicalmente, potrò realizzare il sogno che avevo inseguito, invano, per anni”. Nteziyaremya ci aveva provato a più riprese. Ma alla fine aveva rinunciato. Due dei suoi cinque figli avevano perso entrambe le gambe dopo aver dissotterrato casualmente una mina mentre un piccolo nipote e due mucche erano saltati direttamente in aria.

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