Che dire?

Le giornate sono proprio molto intense.

L’altro giorno, nella savana, siamo ritornati al villaggio dei pigmei. A febbraio eravamo già stati da loro a distribuire capre, montoni, galline e galli. Questa comunità sradicata dalle loro foreste deve ora imparare a vivere diversamente, inviare i bambini a scuola, coltivare e anche a lavarsi… Ai tempi questi batwa creavano con l’argilla contenitori per l’acqua e vasi per fiori vivevendo ai margini della società. Avevano il loro ruolo e cuocevano nella paglia i loro manufatti che servivano alla società dei tempi. La coppia di amici che era con noi ha stanziato un fondo per la costruzione di un forno “moderno”, risparmio energia, per tutta la collettività che verrà inaugurato lunedì prossimo.
In seguito siamo andati a visitare un nuovo villaggio in costruzione per accogliere, dopo essere passati in un campo profughi di registrazione, i rifugiati che vengono scacciati dalla Tanzania.
40 famiglie vivono in case appena accennate, nel senso che ci sono i muri esterni e qualche divisione interna: porte, finestre, di qualche accenno di materiale per arredare la casa nemmeno l’ombra, ma pure manca il tetto… le case già abitate, sono assolutamente vuote, niente scorte di cibo, il nulla più assoluto, solo un angolo di casa con 2 metri di tetto provvisorio ricavato da bastoni con sopra alcun plastiche (almeno qui sono ammesse perché in Ruanda la plastica è da anni proibita, si arriva all’aeroporto e una persona all’uscita è incaricata di ritirare i sacchetti, ci siamo incappati anche noi, ne avevamo uno per acquisti fatti all’aeroporto di Brussel).
La gente di questo futuro nuovo UMUDUGUDU totalmente persa, i loro sguardi assenti, loro allevatori che vivevano unicamente di latte e di latte cagliato si sono ritrovati in Ruanda spogliati di tutto, a uno di loro che aveva studiato e parlava un po’ di francese ora segretario del villaggio ho chiesto quante mucche aveva in Tanzania mi risponde erano molte non riuscivo nemmeno a contarle.
L’unica cosa che siamo riusciti a fare, portare un po’ di speranza, è stata accolta nella dignità e compostezza più assoluta.. ogni famiglia ha ricevuto 1 capra e 5 lamiere per coprire una parte di tetto…
Abbiamo promesso che la prossima pompa idraulica ad energia solare la faremo in questo villaggio, ci rivedremo a gennaio dopo la vendita del vino e i mercatini di Natale (una pompa costa sui CHF 35.000.- , in 2 anni abbiamo già fornito 20 nuovi villaggi di fresca acqua potabile, che abbiamo assaggiato anche noi, l’acqua delle sorgenti del Nilo).

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la camera da letto, qui vivono in 6.

Ieri siamo andati a Gisenyi, malgrado sia sconsigliato dalle ambasciate straniere presenti in Ruanda per la vicina guerra in Congo, proprio al confine. Kigali / Ruhengeri/ Gisenyi un paesaggio incantevole da mozzafiato. Siamo saliti fino a oltre 2500 metri nella catena del parco dei vulcani Virunga dove vivono ben protetti dalle autorità di qui gli ultimi gorilla di montagna, un paesaggio verdissimo, terra vulcanica nera, fertile, campi di patate, coltivazione di piretro, di mais, di fagioli ovunque, colline terrazzate fin all’inverosimile, purtroppo anche qui un mega campo profughi, questi sono congolesi scappati dalla guerra. Mi chiedo: ma come fa un Paese così piccolo, più piccolo della Svizzera, il paese più densamente popolato dell’Africa ad accogliere tutti questi profughi? scappano dal Burundi, dal Congo, vengono scacciati dalla Tanzania, ogni regione ha i suoi campi di accoglienza.
A Gisenyi ci siamo avvicinati alla dogana col Congo, file di gente in attesa di poter entrare in Ruanda, anche donne e bambini.

Abbiamo fatto una passeggiatina ai bordi del grandissimo e bellissimo lago Kivu. Ci siamo andati per acquistare le bambole e altri manufatti di stoffa per i vari mercatini, un atelier gestito da una cooperative di vedove della regione, poi il rientro su Ruhengeri, la visita alla camera dove Diane Fossey quando usciva dalla foresta dei suoi adorati gorilla passava le notti, un pasto veloce a base di minestra di funghi e poi il rientro passando da Kinigi dove Oriano, Rosie, e i miei cugini hanno passato la notte per poter salire oggi al parco dei gorilla. Antonio ed io siamo rientrati a kigali con una doverosa tappa sulla strada per fare scorta di pili pili, il peperoncino piccantissimo, apprezzato ai nostri mercatini.

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La casa di Roz Carr, un mio scritto in sua memoria sul nostro sito in racconti di vita. In questo rigoglioso giardino a 2400 m, è stato girato in parte il film GORILLA NELLA NEBBIA, la casa è ancora identica, coperta di edera, stanno organizzando qui un museo in sua memoria.

Ovunque, quello che stupisce in questa piccola Svizzera d’Africa è la pulizia, la dignità, non un sacchetto di plastica in terra, non una cicca di sigaretta o un pezzo di carta o qualsiasi altra cosa, tutto pulito, ordinato, dignitoso, i bordi delle strade curati e amati come un giardino meraviglioso anche malgrado l’estrema povertà di certe regioni.
Oggi abbiamo un programma molto intenso qui a Kigali, il rientro si sta avvicinando e le cose da fare sono ancora molte. Domani salita a Rutongo, ai nostri progetti.

buona giornata,   Gabriella

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