Donna dell’anno per l’impegno umanitario è Gabriella Caldelari, ticinese, che domani riparte per il Ruanda, come spesso ha fatto da 16 anni a oggi. «Ho fatto la maestra d’asilo, poi l’educatrice a Lopagno, finché nel 1994 al telegiornale ho visto che cosa stava succedendo in Ruanda, ho detto ad alta voce ‘Io lì ci devo andare’…
Ieri pomeriggio a Loreto è avvenutala premiazione dell’Università perla Pace, un’associazione che ogni anno sceglie otto donne impegnate per la crescita sociale, culturale e spirituale della società. La manifestazionesi svolge nell’ambito del Mese della Cultura promosso dal Comune diLugano. Donna dell’anno per l’impegno umanitario è Gabriella Caldelari,ticinese, che domani riparte per il Ruanda, come spesso ha fatto da 16 anni a oggi. «Ho fatto la maestra d’asilo, poi l’educatrice a Lopagno, finché nel 1994 al telegiornale ho visto che cosa stava succedendo in Ruanda, ho detto ad alta voce ‘Io lì ci devo andare’. Ovviamente tutti mi hanno dato della matta». Ma da allora, Gabriella Caldelari non ha perso tempo a chiedersi perché ha sentito questo richiamo, che lei descrive come “una ghianda dentro”. Piuttosto s’è chiesta che cosa poteva fare in un paese dilaniato dalla guerra. È partita. Ha fondato un’associazione,Insieme per la pace, di cui è presidente, che impiega volontari inTicino e professionisti in Ruanda. «Non vogliamo una nuova forma di colonialismo né lavorare al posto loro,così abbiamo formato un’équipe di geologi, ingegneri e artigiani ruandesi che si occupano di progetti utili a larghe fasce di popolazione. Io sono la ‘busta’: trasferisco i fondi che riusciamo a raccogliere qui». Gabriella considera la solidarietà come un dovere. «Per me il pianeta Terra è un organismo unico e non vedo possibilità di evoluzione se una parte dell’organismo muore di fame». Descrive i villaggi ruandesi come «molto simili alla Val Colla», dove abita lei: montagnosi, bellissimi, con pochi negozi. La differenza è che là le strade sono affollate di gente che si saluta. Gente molto povera. «Con il governo ruandese collaboriamo molto bene. Non tollera corruzione,il tasso di alfabetizzazione è molto elevato, rispetta l’ambiente e punta sulle nuove tecnologie. Se arrivi in aeroporto con un sacchetto di plastica te lo fanno buttare via, perché il paese sta sostituendo tutti gli involucri di plastica con materiali riciclabili. Le donne al governo sono in una percentuale molto più elevata rispetto al resto del mondo. Però mancano le materie prime, la terra è fertile solo in rare zone, non resta allora che puntare sul turismo. Perciò è diventato un paese molto pulito, con poca criminalità, senza per questo essere militarizzato o con una presenza eccessiva di polizia». Racconta Gabriella che in Ruanda ogni ultimo sabato del mese la mattina è dedicata al volontariato. È un invito e non una costrizione. I rioni e ler egioni organizzano dei lavori collettivi, come piantare alberi, fare scavi contro l’erosione, pulire gli spazi pubblici. «Quei sabato mattina c’è un silenzio bellissimo, non passano nemmeno le auto». Insieme per la pace, la cui madrina è Mariuccia Medici, promuove associazioni locali che con il tempo hanno costruito panetterie, un saponificio,una banca etica, e sostiene progetti agricoli o di allevamento, e la diffusione della medicina alternativa. Grazie a facebook ha finanziato con facilità “piccole” azioni, come regalare una capra a una famiglia, o comprare zappa e piccone e offrire un pasto caldo a chi aiuta a scavare gli acquedotti. La sua attività principale, infatti, è portare l’acqua nei villaggi di montagna, dove vive la maggiorparte dei ruandesi. «In tal modo si favorisce l’andare a scuola, perché dove non c’è una fontana i ragazzi si alzano in piena notte, camminano fino alla sorgente, portano l’acqua a casa facendo in modo di rientrare per recarsi a lezione in tempo». L’associazione di Gabriella ha permesso a numerosi ragazzi di proseguire gli studi. «Proprio l’altro giorno,in uno dei nostri mercatini a scopo benefico, ho incontrato una signora che a metà degli anni Novanta ha adottato a distanza un bambino. Ora lui ha finito gli studi di psicologia, si è sposato con una collega psicologa, hanno un bambino e a Natale la signora mi ha detto che li andrà a trovare. Per me è una prova che quella “ghianda” aveva ragione.
Da: laRegione Ticino, lunedì 11.10.2010, pg 13