Gisenyi

Siamo rientrati da poco da un bellissimo viaggio nella regione dei vulcani. Siamo andati per sia incontrare due ragazzi del nostro programma di sostegno a distanza, sia per acquistare materiale per i mercatini: nessun inghippo.

Nsemgiumbwa, il primo ragazzo che volevamo incontrare, come per miracolo si è materializzato dopo pochi minuti dal nostro arrivo al campo profughi dove da anni ormai abita: il ragazzo ancora piccolino è dovuto scappare dalla guerra del Masisi, una regione del Congo abitata in prevalenza da Watussi, nel lontano 1996. Arrivato al campo profughi di Mudende è stato ferito da un attacco dei miliziani, gli stessi che nel 1994 hanno compiuto il genocidio in Ruanda e a loro volta rifugiatisi in Congo.

Per tutto il tragitto Kigali – Gisenyi il paesaggio è bellissimo, ordinato, pulito, terrazzato e coltivato fino a oltre 2500 metri, ecco un panorama su una piantagione di tè

Una beve visita all’orfanotrofio della signora Roz Carr (ecco la sua storia) e alla sua tomba e poi via verso Gisenyi per l’acquisto di bambole, elefanti e altri manufatti in stoffa creati da una cooperativa di vedove del luogo.
A Gisenyi ai tempi una importante cittadina di villeggiatura e riposo per ricchi europei non abbiamo incontrato nessun “muzungu” (bianco), che siano scappati dagli avvenimenti di guerra del vicino Congo? Con o senza bianchi la cittadina in riva del lago Kivu che separa il Ruanda dal Congo, è incantevole, tranquilla e dignitosa, proprio nessun problema.

Rientriamo su Kigali, rivediamo l’enorme nuovo campo profughi della guerra ancora in corso in Congo, incontriamo a Ruhengeri Bizimana, l’altro “nostro” ragazzo.

Ovunque ci rechiamo in questo Paese, in ogni regione che sia del nord, del sud, dell’est o dell’ovest, imbatterci in campi profughi è purtroppo una consuetudine, milioni di persone perseguitate nei loro paesi, qui trovano molta povertà ma soprattutto accoglienza e sicurezza.

Cari saluti gabriella, josianne

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