Dal Rwanda

Carissimi,
di nuovo in Rwanda!
Josianne anche quest’anno è con me per aiutare a spedire queste 740 foto che abbiamo davanti, suddivise in 10 plichi, testimonianza della vostra solidarietà al nostro progetto di sostegno a distanza. Con noi c’è anche Anna, una ragazza di Mendrisio che si fermerà in Rwanda 6 mesi: i primi giorni a Kigali con noi, poi salirà a Rutongo per fare volontariato all’ospedale del villaggio.

Faremo del nostro meglio per spedirvi le foto giuste, con i nomi che corrispondono e qui, vi assicuro, è difficile perché parecchi nomi sono uguali sia per femmine sia per maschi: il primo nome ha un significato preciso che corrisponde al momento della nascita, il secondo nome, ma non tutti ce l’hanno, viene dato in seguito. I cognomi ancora non esistono, capita spesso che in una famiglia con parecchi bambini, ognuno ha i due nomi propri differenti, nessun nome che aiuti a risalire alla famiglia. E’ una tradizione che risale ancora alla cultura orale e che pian piano sta scomparendo soprattutto per questioni burocratiche.

Le foto dei vostri bimbi e ragazzi, chi piccolissimi chi ormai all’università, sono quasi tutte sviluppate, pronte per essere spedite in questi mucchietti di buste che sono già state preparate coi vostri indirizzi in Ticino.
Nel 2010 si sono aggiunti 36 nuovi padrini ciò vuol dire che un centinaio di bambini in più ne beneficiano, la maggior parte sono bimbi orfani di entrambi genitori, a carico dei nonni.
Ogni volta che saliamo a Rutongo, prima ancora di arrivare al centro delle vedove, ci incontriamo con la triste realtà dei nonni che dalla miseria e dall’AIDS, ereditano nipotini da allevare. Troppo spesso questi anziani, arrivati all’età in cui in Rwanda per cultura e per amore dovrebbero essere accuditi dai famigliari e dalla comunità, in una casa vecchia e cadente sono sprovvisti di tutto, non hanno soldi nemmeno per acquistare un pezzo di sapone…
I nonni, soprattutto gli uomini vedovi, sono struggenti: malati di silicosi e alcuni addirittura ciechi per una vita di lavoro nelle cave di cassiterite, arrivano al centro delle vedove dopo ore di cammino, col loro vestito migliore logoro e sfilacciato e con i nipotini vestiti di stracci dal colore della terra arida dei villaggi sparsi sulle colline nella speranza di una mano amica per poter offrire ai piccoli una vita dignitosa. A volte sorge un dubbio: che siano i piccolini ad accudire i nonni?

Moussa, uno dei nostri ragazzini, a inizio dicembre è stato travolto da un fiume in piena, un rigagnolo che a seguito delle violente precipitazioni si è ingrossato e lo ha travolto; il suo corpo è stato ritrovato una settimana più tardi, in avanzato stato di decomposizione, molto lontano dal luogo dell’incidente. Moussa mi era stato affidato piccolino insieme al suo fratello Hassan dall’allora ministro che si occupava dei ragazzi di strada, da 13 anni stava in una della nostre case famiglia a Kigali, nell’ultimo anno era inserito nella nostra fattoria ad occuparsi dell’allevamento mucche: un affettuoso pensiero al nostro “pastore”, ci mancherà moltissimo.

Per una trentina di ragazzi termina anche il sostegno: hanno ultimato gli studi ed è ora per loro di
“ camminare sulle proprie gambe”, i padrini sono stati avvertiti e quasi tutti hanno deciso di patrocinare un altro bambino o studente.

Ecco, da questo meraviglioso Rwanda sinceri auguri per un sereno 2011 e grazie di cuore per aiutarci a dare una speranza di vita a tanti bisognosi.

Kigali, gennaio 2011 per l’associazione Gabriella Caldelari

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